liviero Beha (Firenze, 14 gennaio 1949 – Roma, 13 maggio 2017

 Lo avevo conosciuto nel lontano 1990, in una circostanza davvero insolita. Mi venne addosso in un tamponamento a catena lungo il viale di Tor di Quinto. Lui era già un personaggio molto noto ed a molti era diventato antipatico per aver avuto l’ardire di toccare un evento entrato nel cuore di tutti gli italiani, la vittoria del mondiale di Calcio in Spagna.

Quel primo strano incontro avvenne nei primissimi giorni della Guerra del Golfo e lui rimase incuriosito e mi tempestò di domande sul punto di vista privilegiato da cui vivevo quella guerra: il Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri.

Io mi complimentai per il suo coraggio nell’affrontare quella sua famosa inchiesta sulla partita tra Italia e Camerun in cui alimentò l’ipotesi, mai dimostrata, che la partita fosse stata combinata.

Lui mi rispose che aveva pagato a caro prezzo e che stava ancora amaramente subendo le conseguenze di quel suo ardire, rivelando una sorta di astio e una profonda irritazione verso il senso comune che credo non lo abbiano mai abbandonato.

La sua carriera giornalistica era iniziata proprio con lo sport a Paese Sera, poi passò a La Repubblica che lasciò alla metà degli anni Ottanta. Nel 1987 approdò in televisione quando con Andrea Barbato condusse la trasmissione culturale ‘Va’ pensiero » prima di uno dei suoi maggiori successi, il programma radiofonico « Radio Zorro » su Radio1 da cui derivò anche una versione televisiva su RaiTre, « Video Zorro ».

Tra il ’96 e il ’97 ancora in televisione nel palinsesto notturno della Rai con « Attenti a quei tre » poi Oliviero torna alla radio con ‘Radioacolori’ e poi con ‘Beha a colori’.

Ho poi finalmente avuto l’onore di lavorare insieme ad Oliviero lo scorso settembre, quando ha condotto la serata conclusiva dell’estate capitolina del network Arene di Roma partecipando al « Salone dei giornalisti scrittori » ospitato nella meravigliosa cornice del Chiostro di San Pietro in Vincoli.

Esigente, severo, da grande professionista era attento ad ogni dettaglio, rigido e decisamente intollerante verso ogni forma di superficialità e negligenza nell’organizzazione del lavoro, Beha ha brillantemente condotto quella splendida serata in cui ha affrontato il tema dei genocidi, drammaticamente attualissimo.

Questo volto noto della televisione era anche poeta e autore teatrale, ma senza dubbio ed a pieno titolo Oliviero Beha entra nella storia italiana quale giornalista scrittore senza guinzaglio, mente poliedrica e indipendente dalla penna lucida, razionale e pungente.

Negli ultimi anni, da ‘Sono stato io’ del 2004 a ‘Crescete e Prostituitevi’ del 2005, da ‘Indagine sul calcio’ del 2006 a ‘Italiopoli’ nel 2007, da ‘Dopo di lui il Diluvio’ nel 2010 a ‘Il calcio alla sbarra’ del 2011 a ‘Il culo e lo stivale’ del 2012 è intervenuto da intellettuale lucido e arguto sui temi concreti ed importanti della società italiana contemporanea del cui fermento, non solo di analisi e riflessione ma anche propositiva, Oliviero Beha resta tra i grandi intellettuali protagonisti del nostro tempo.